Amore fra le righe: "L'ABITO ROSSO" di Ornella Albanese.

"AMORE FRA LE RIGHE" vi riserva ancora sorprese. Una grande autrice romance ci delizia oggi con un racconto simpatico e spensierato.

Non perdete "L'abito rosso" della grandissima Ornella Albanese!



- Ma dai, me lo spieghi perch̩ no? Рdice Sibilla, l'aria un po' minacciosa.
- No – le rispondo brusca. Sono già depressa di mio, non serve che continui a rigirare il coltello nella piaga.
Io e Sibilla apparteniamo a due mondi diversi, è un puro caso se siamo amiche. Lei non è semplicemente ricca, lo è in modo spudorato. Ci siamo conosciute in facoltà e sembrava una ragazza qualsiasi, jeans, maglietta striminzita e infradito, come accidenti potevo sapere che suo padre è a capo di un vero impero economico? Veniva a casa mia a studiare e io vivo in una specie di soffitta con il tetto basso e gli abbaini fioriti. – Com’è suggestiva! – continuava a ripetere, come se non avesse mai visto di meglio.
Poi una volta, eravamo insieme in centro, lei dice: - Scusa, ti dispiace se facciamo un salto a casa mia? Ho dimenticato una cosa. РEd ̬ entrata in un palazzo scintillante di marmi e di ottoni.
Io le camminavo accanto incredula. I suoi saranno i portieri dello stabile, pensavo. Ma poi un portiere in livrea l’ha salutata togliendosi il berretto, e allora ho capito. Lei doveva abitare proprio lì, in uno dei favolosi appartamenti. Solo dopo alcuni minuti ho realizzato che il palazzo non aveva appartamenti, apparteneva tutto alla sua famiglia.
- Ma sei matta? Perché non me l’hai detto prima? – ho farfugliato.
- Dirti cosa?
- Che abiti in questa specie di reggia.
Lei ha sorriso divertita. - Scusa, cosa cambia il posto in cui abito?
Ancora adesso mi chiedo come abbia fatto a non capire che stavo frequentando una ragazza dei quartieri alti. Forse perché Sibilla si comportava come una qualsiasi di noi povere mortali. E' l’unica ricca assolutamente non viziata che io conosca. E' simpatica e cerca sempre di coinvolgermi in quello che fa. Mi ha presentato i suoi amici, ed è capitato più volte di prendere un aperitivo insieme, o di fare una partita a tennis. Ma questa cosa qui della festa in piscina è proprio inaffrontabile.
- Insomma, cosa ti sto chiedendo, poi? – insiste. – Solo di venire con me a una festa di compleanno. Ci saranno i miei amici, li conosci, no?
Più che altro, ci sarà Flavio, del quale sono innamorata alla follia, ma nessuno deve saperlo. E’ il più segreto dei miei segreti. Lui è terreno proibito per me perché è troppo bello, troppo ricco, troppo intelligente e anche troppo fidanzato. Almeno così mi ha detto Sibilla.
– Lei è una che se la tira, non la reggo proprio. Ma è così bella e così falsa che lui c’è cascato come uno sprovveduto. Gli uomini smettono di far funzionare il cervello se incontrano una che ci sa fare.
- Guarda che l’amore è la quintessenza dell’irrazionalità – ho obiettato, solo per darle contro. - Non si può usare il cervello, in amore.
- Amore tra Flavio e Beatrice? Ma dai. Lui è attratto dalle sue curve e lei dai suoi soldi.

Sibilla è disincantata e anche un po’ cinica. Afferma che nel suo mondo non esistono sentimenti veri, come l’amore, il rispetto di certi valori, l’amicizia…
- Come spieghi che tra tutte le ragazze che conosco, tu sei la mia migliore amica? Perché, se Dio vuole, non appartieni al mio mondo di ipocriti.
- Anche Flavio è ipocrita?
- Lui no. Ma è l’eccezione che conferma la regola. Allora, ci vieni o no a questa festa in piscina?
- Dai, Sibilla, non darmi il tormento.
Però non posso non essere tentata. Perché sembra che la fantomatica fidanzata di Flavio adesso sia a Londra e così io potrei provarci con lui. Per quanto tempo ancora sarà da solo? Se voglio cercare di conquistarlo, devo muovermi. Continuo a chiedermi perché accidenti mi sia innamorata di uno così ricco. Se lui fosse uno studente squattrinato come me, lo amerei lo stesso e avrei più chance di successo. I suoi soldi non mi interessano affatto, sono proprio innamorata di lui. Mi piace come guarda le cose, con gli occhi leggermente socchiusi e appena un brillio blu tra le ciglia. Mi piace come corruga la fronte prima di parlare di qualcosa che gli sta a cuore. Mi piace come stringe i denti quando si innervosisce. Cavolo, ci andrei davvero a quella festa. Ma il problema è che non ho un abito da mettermi. Ogni gioco ha le sue regole, quindi se voglio stare a questo gioco devo anche rispettarne le regole. Per nulla al mondo mi presenterò tra quelle ragazze griffate da capo a piedi con l’abituccio da pochi soldi che potrei permettermi. So che questo a Sibilla non importerebbe, ma ho un orgoglio e una dignità. Preferisco tenermi lontana da una festa nella quale so già che mi sentirei come un'aliena.
- Tutto questo discutere mi ha fatto fare tardi! – esclamo, scattando in piedi. – Devo passare dall’atelier per delle consegne.
Io lavoro per mantenermi all’università. Un certo numero di lavoretti, tutto quello che mi propongono. Consegno pizze, porto a passeggio cani, bado a bambini pestiferi e faccio consegne per un atelier del centro.
- Se sei in ritardo, andiamo con la mia auto – mi viene incontro Sibilla.
- Grazie, ma in motorino faccio prima. РLei ̬ proprio incredibile. Ve lo immaginate io che faccio le consegne sulla sua BMW cabrio?
Quando arrivo, la titolare è lì con la faccia arcigna e il dito che batte sull’orologio da polso. – Sei in ritardo, Chiara. Te l’avevo pur detto che abbiamo un’urgenza.
Insomma, devo consegnare un abito entro le otto, dall’altra parte della città. – Corri come un fulmine, ma vedi di non fare incidenti. E’ un abito costosissimo.
Afferro il pacco e mi fiondo sul motorino. E naturalmente non giro neppure l'angolo che faccio l’incidente. Niente di grave, ma finisco a terra e il pacco pure e poi non riesco proprio a liberarmi del tipo che mi ha tamponata e che vuole accertarsi che io stia davvero bene. A lasciarlo fare, mi porterebbe di forza al pronto soccorso.
– Ho fretta! Ho fretta! – continuo a ripetere come un'isterica, il pacco stretto fra le braccia.
Insomma, riparto e arrivo a destinazione alle otto e tredici minuti.
E’ una villa stupenda e viene ad aprirmi un cameriere indiano.
– Devo fare una consegna per la signorina Bellentani Floris – ansimo.
Il cameriere non fa in tempo ad allungare la mano che una ragazza appare alla sue spalle. Indossa un lungo abito color argento, è bellissima e inviperita.
– Troppo tardi – mi assale. - L’accordo era per le otto. Riporta pure l’abito indietro, io ne ho già scelto un altro.
Ammutolisco dalla sorpresa, cosa che mi succede davvero di rado. Poi finalmente ritrovo la voce. – Si tratta di un ritardo di soli dieci minuti – articolo, giocando al ribasso.
- Non so cosa farci, è una questione di principio.
Davvero odiosa, e io allora mi infurio. – Ho avuto un incidente per correre qui a portarle il suo preziosissimo abito. Non vorrà farmi licenziare per dieci stupidi minuti di ritardo?
- E invece sì. Detesto l’approssimazione. Se hai avuto l’incidente perché correvi, vuol dire che eri già partita in ritardo.
E mi chiude la porta in faccia.
Rimango per qualche secondo davanti alla porta chiusa, schiumante di rabbia, poi inforco il motorino e torno all’atelier. Che è chiuso. Prendo il cellulare e digito il numero della titolare. Niente da fare. Staccato.
E adesso cosa faccio? Sono stanca, arrabbiata e probabilmente già licenziata. Forse avrei dovuto essere più categorica, penso, o forse più diplomatica. Ma poi arrivo alla conclusione che in qualsiasi modo mi fossi comportata, non sarebbe cambiato nulla.
Così me ne torno a casa con la scatola dell’abito.
Abito? Forse un abito da sera?
Trattengo il respiro, poi lo lascio uscire lentamente.
Nessuna pazzia, mi dico. Assolutamente nessuna pazzia.
Lascio la scatola sul tavolo e accendo la tivu. Se ci fosse un bel film… Se ci fosse una cosa qualsiasi capace di trattenermi davanti allo schermo. Faccio un po’ di zapping. Un documentario sulle formiche, un film già visto più volte, un reality dove tutti strillano…
Mi alzo di scatto e torno al tavolo.
Potrei dare un’occhiatina, penso. Un’occhiatina non lo sciupa di certo.
Apro con mille precauzioni la scatola e trattengo respiro. Un abito di seta rosso rubino occhieggia tra fogli di carta velina.
E’ bellissimo. E’ la cosa più bella che abbia mai visto in tutta la mia vita. Quanto costerà un abito così? Per quanti decenni dovrei fare consegne a domicilio per riuscire a pagarlo? Senza contare che sono già licenziata.
Chiudo la scatola e apro il frigo perché ragiono meglio a stomaco pieno. Afferro una barretta di cioccolato e la divoro in due morsi. E’ vero quello che si dice, il cioccolato rende euforici. E io, euforicamente, penso che se voglio conquistare Flavio devo giocarmi il tutto per tutto con quel vestito rosso.
Un colore che mi sta benissimo, perché ho capelli corvini e carnagione bruna. Mio Dio, già mi vedo, bellissima e fatale, che ballo con lui sul bordo della piscina.
Riapro la scatola e sollevo con due dita il vestito. Un sogno. Senza spalline, fluido e cangiante.
Quanti soldi ho sul mio conto corrente? Tutti i faticati risparmi per acquistare un computer portatile. Non basteranno per questo abito. E il computer mi serve davvero. Potrei provare con un gratta e vinci.
Oppure vendermi il motorino. Ma poi come faccio a fare consegne gratis per i prossimi dieci anni?
A questo punto ho un'impennata di orgoglio. Se sono già licenziata, perché continuo a torturarmi? Una soluzione la troverò domani mattina.
Adesso devo muovermi in fretta, se non voglio arrivare in ritardo alla mia festa in piscina.

E il sogno comincia. Non mi sono mai sentita così elettrizzata, felice e temeraria. L’abito rosso mi sta d’incanto, Sibilla spalanca gli occhi quando mi vede: - Accidenti, sei bellissima. Nessuno riuscirà a resisterti.
A me basta che non riesca a resistermi Flavio.
E infatti siamo appena arrivate che lui mi viene incontro. – Ciao  Eli, speravo che venissi. Facciamo questo ballo?
Lo seguo in stato confusionale. Speravo che venissi. Ha detto proprio così: speravo che venissi. Cosa può significare? A mio avviso, può significare solo una cosa.
Balliamo a bordo piscina e sembra proprio il mio sogno. Avverto la pressione leggera delle sue mani, le labbra appena a un soffio dalla mia tempia… Sarà merito del vestito rosso? Oppure sono proprio io che gli piaccio? Perché gli piaccio, non c’è alcun dubbio.
Chino su di me, adesso sta bisbigliando tra i miei capelli: – E’ da quando ti conosco che ti osservo. Sibilla ha ragione, sei proprio speciale. Non ho mai conosciuto una ragazza come te.
Io sollevo lo sguardo su di lui, beatamente rapita, e mi trasformo in una statua di pietra. Perché al di sopra della sua spalla vedo una scena che ho già vissuto.
Neppure tanto tempo fa.
Inguainata nel suo abito color argento, la signorina Bellentani Floris sta avanzando verso di noi. Sempre bellissima e, se possibile, ancora più inviperita.
- Flavio, non si può dire che ti annoi quando non ci sono! – sillaba, gelida.
Lui si gira di scatto e abbozza un sorriso storto. – Beatrice, che sorpresa.
Beatrice?
La sua fidanzata?
Potrei morire.
- Era proprio questa la mia intenzione: farti una sorpresa. – Sposta lo sguardo su di me e mi riconosce. O per meglio dire, non so se ha riconosciuto me o il vestito.
- Tu cosa ci fai qui? E perché indossi il mio abito rosso?
Mi sento incenerire dall’umiliazione. – Dimentichi che non l’hai voluto più? – obietto con patetica spavalderia. - Lo hai rimandato indietro, se non sbaglio.
- Ti ho chiesto a quale titolo lo indossi – insiste l’altra, puntigliosa. - Non puoi averlo
comprato. Se potessi permetterti un vestito come questo, non faresti la ragazza delle consegne.
Perché una pietosa voragine non si spalanca sotto i miei piedi per inghiottirmi? Non oso guardare nessuno, solo lei. Avverto confusamente che la musica è finita. E’ probabile che tutti si stiano godendo lo spettacolo. Arretro di qualche passo, staccandomi da Flavio.
– Non credo debba interessarti a quale titolo indosso un vestito che tu non hai voluto – dico alzando il mento.
E poi mi accorgo che anche Flavio è arretrato di qualche passo, così risulta sempre al mio fianco. Al mio fianco di fronte a lei.
Forse è questo che le fa perdere il controllo. Capisco troppo tardi cosa sta succedendo e non riesco a evitarlo. Vedo le sue mani avvicinarsi di scatto, una spinta violenta e precipito  in piscina.
L'acqua mi risucchia in fondo e poi sono io a cercare di rimanerci. Vorrei non risalire più, tanto mi sento patetica e furiosa. Tento un'apnea disperata, poi sono costretta a riemergere, sconfitta.
Avevo ragione, stanno tutti guardando me. E c’è un silenzio assoluto, innaturale. Penso con autentico orrore che dovrò risalire, fradicia, e passare in mezzo a loro per raggiungere l’uscita. A un'umiliazione come questa non si sopravvive.
Ma poi accade qualcosa.
Flavio è il primo a riprendersi dallo sbalordimento. Un salto agile e si lascia cadere in acqua accanto a me. – Che bella idea! – esclama. – Adesso sì che è una vera festa in piscina!
Non ho parole. Mi viene quasi da piangere per l’emozione. E poi vedo Sibilla saltare anche lei in acqua, con il suo bel vestito ricco di volant, trascinandosi dietro il ragazzo con cui stava ballando. E poi un altro, e un altro, e un altro ancora. Tempo pochi minuti, e la piscina diventa una bolgia caotica e divertente. Tutti bagnati, una confusione di schizzi e di risate. L’unica col vestito asciutto e gli occhi che mandano lampi omicidi è Beatrice. Che poi gira le spalle e si allontana in tutta fretta.
Avverto le braccia di Flavio stringermi forte, sto tremando come una foglia.
РRitengo che la mia storia con lei sia chiusa in modo ufficiale Рmi dice piano. РPerch̩ nel mio cuore era chiusa fin dal primo giorno che ti ho incontrata.
Poi si china sorridendo su di me.
Il suo lungo bacio al sapore di cloro non lo dimenticherò per la vita.







L'autrice:

Ornella Albanese è nata a Giulianova, in Abruzzo, e vive  nel centro storico di Bologna con il marito e i due figli. Ornella ha iniziato a pubblicare a sedici anni, collaborando alla narrativa di alcune riviste (Gioia, Bella, Milleidee) con una vasta produzione di racconti gialli e rosa. Anche attualmente scrive per Intimità romanzi brevi e a puntate. Dal 1997 ha pubblicato otto romanzi per la casa editrice Le Onde con lo pseudonimo di Alba O’Neal. Infine ha scoperto il Romance storico e così è cominciata la sua collaborazione con Mondadori e la conseguente pubblicazione di otto titoli nella collana I Romanzi. Per Leggereditore ha pubblicato i thriller medievali “L'anello di ferro” e “L'Oscuro mosaico”.



Visita il sito dell'autrice:




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Potete trovare qui i racconti di "Amore fra le righe 2013"


5 commenti:

  1. Molto molto divertente! Vado pazza per i vestiti rossi... avrei fatto come la prot, garantito al 100%.
    maria (masella)

    RispondiElimina
  2. Racconto carino, fresco e giovane! Una protagonista scoppiettante.
    Una bella rivincita contro le snob ;)
    Brava Ornella!

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  3. angela, quella non è solo una snob quella è prorio una stron.. per fortuna che Ornalla ha sistemato e chiuso la questione, bravo Flavio!!!!

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  4. Mi spiace, ma per me la storia è decisamente banale. Milena

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  5. Alla fine l'amore vince sempre! Peccato che questi maschietti abbiano sempre bisogno di una bella spintarella prima di farsi avanti!
    Complimenti per la leggerezza e freschezza della storia!

    RispondiElimina

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