Recensione: STORIA D'AMORE CON DELITTI di Mery Lambert.












Genere: Thriller
Editore: Triskell Edizioni

Collana: Mistery
Pagine: 194
Prezzo: € 4,99
Uscita: 22 Gennaio 2014



Sinossi
Nella città di Genova, una ragazza viene barbaramente assassinata. Il corpo viene rinvenuto nella vasca da bagno: è stato dissanguato e il sangue, come in un macabro rituale, è stato raccolto in una bacinella.

Il caso viene assegnato all’ispettore Massimo Corti (Max per gli amici) e alla sua squadra. Ben presto i sospetti ricadono sull’ex fidanzato della vittima e sul professore, vicino di casa della ragazza. Tuttavia, il professore scompare nel nulla e l’ex fidanzato si rivela innocente.

Le vittime aumentano, il professore viene ritrovato tra un gruppo di senzatetto colpito da amnesia e la squadra dell’ispettore Corti si trova ad avere a che fare con indizi che apparentemente non sembrano essere collegati in alcun modo.
Mentre le indagini portano insistentemente verso l’ospedale dove è ricoverato il professore, Max cerca di conciliare l’esigenza di assicurare l’assassino alla giustizia con la nascente storia d’amore con Isabel.



RECENSIONE A CURA DI GoblinL:


La trama: Nella città di Genova, una ragazza viene barbaramente assassinata. Il corpo viene rinvenuto nella vasca da bagno: è stato dissanguato e il sangue, come in un macabro rituale, è stato raccolto in una bacinella.
Il caso viene assegnato all’ispettore Massimo Corti (Max per gli amici) e alla sua squadra. Ben presto i sospetti ricadono sull’ex fidanzato della vittima e sul professore, vicino di casa della ragazza…

E fin qui tutto bene.

Per scrivere un giallo degno di questo nome ci vogliono le palle.
La storia deve avere ritmo, i personaggi devono muoversi come in una partita a scacchi in cui ogni mossa ha un senso e un significato preciso. Agatha Christie e Arthur Conan Doyle ne sanno qualcosa. Questo manca del tutto nel romanzo di Mery Lambert.

Ci troviamo di fronte a un ispettore di Polizia totalmente idiota, che non fa che accusare gente basandosi sul nulla – ci si chiede come abbia fatto a diventare Ispettore – e che non ha la più pallida idea su come condurre un’indagine. Più di una volta mi sono trovata a borbottare suggerimenti, chiamandolo “capra”; non è bello, quando il suddetto Ispettore è il protagonista del libro.
Che altro fa l’esimio ispettore Max Corti? Trombicchia. Come promette il titolo, questo libro ha la sua quota di sesso, giusto per attirare il pubblico femminile che non sa ancora a cosa andrà incontro. Perché ho usato il termine “trombicchia”? Perché le descrizioni delle scene hot sono così poco… eccitanti, piene di clichè, che alla fine di ognuna – per fortuna non moltissime – hai l’impressione di aver assistito a poco più di una sveltina.

Ma passiamo agli altri personaggi, delineati in maniera molto povera: le donne, dalla prima vittima, Mary-Qualcosa, alla divina Isabel, alla poliziotta Deborahhhh, sono una la fotocopia dell’altra, come aspetto. Bionde, statuarie, delle dee. E, ta-dahhh, chi lo avrebbe mai detto? Una di loro si innamora perdutamente del Tenente Colombo – ops Max Corti – ricambiata in pieno. Ma che originalità, davvero, non me lo sarei mai aspettato.
Poi c’è lui, il professore, aka vecchio porco, che passa le prime venti pagine ad accompagnare a casa  Mary dopo il lavoro – questa pare essere la missione di un sacco di gente, prima che la facciano secca – e il resto del libro a fare il vegetale in ospedale, salvo miracoloso risveglio verso la fine, che nemmeno la Bella Addormentata, e non vi dico per fare cosa.
Gli altri, dall’ex fidanzato di Mary ai poliziotti che aiutano lo sciagurato ispettore, sono solo dei comprimari, grigi e spenti sullo sfondo, a cui non si riesce in nessun modo ad affezionarsi. Inutili, anonimi. Sono dei “nessuno” nel nulla assoluto di cui è fatto questo libro.

Da un punto di vista stilistico, le cose non vanno meglio. Qualcuno dovrebbe spiegare al signor Lambert (sì, Mery è un uomo) che i dialoghi servono, ma che quelli utili non sono capolavori del tipo: «Già che ci vai, mi puoi prendere anche una confezione di assorbenti? Prima mi sono dimenticata.» (cit.)
  Bisognerebbe invece costruire scambi che aiuterebbero il lettore a calarsi un po’ meglio nella storia. Gran parte della narrazione è in prima persona dal punto di vista dell’ispettore, tranne strane parti che spuntano qua e là e in cui non si capisce bene chi parla, e da dove spunti questo narratore esterno. Invece di sembrare un diario, anche solo mentale, tutto assomiglia a un rapporto di Polizia, appunto. Freddo, impersonale, noioso. Quasi nessuna considerazione di tipo personale, se non apprezzamenti sulle gambe ovviamente chilometriche della nostra splendida Isabel, che ha la personalità di un piccione, ma lui definisce travolgente. Eccerto, te la dà ogni volta che vuoi! 
Il linguaggio è povero, elementare, a tratti anche scorretto – il sangue vecchio non si definisce RAFFERMO, semmai RAPPRESO! – pieno di ripetizioni e di espressioni ridondanti. (fronteggiare faccia a faccia; il volto era lì con un sorriso ebete stampato sul viso; la parola “sangue” ripetuta otto volte nella stessa pagina, di cui tre nella stessa frase; sette righe a parlare dei loro turni al cesso, più altre amenità che scoprirete se vorrete farvi del male leggendo questo capolavoro).

I personaggi non si comportano in modo razionale, ma piuttosto schizofrenico, dando spesso l’impressione che l’autore abbia cambiato idea nel corso dell’azione, ma fosse troppo pigro per cancellare il pezzo appena scritto. Un esempio? Max arriva da Isabel. Lei gli dice che deve uscire per andare al lavoro, ma poi ci ripensa, e, spinta da passione travolgente, decide di fare un po’ di sesso. Lo esorta a fare con calma, salvo poi dirgli di nuovo (e in corso d’opera!) che ha fretta perché deve andare al lavoro. Personalità multipla? Le doti amatorie di Max fanno pena come le sue capacità investigative? Mah!

Una buona schioppettata di pagine nella parte finale è dedicata a un gioco appassionante: il rimpiattino nell’obitorio. Ogni cinque minuti, il buon ispettore, che ha già accusato dei delitti due persone giusto perché non sapeva bene cosa dire, entra, conta i cadaveri, sbircia sotto i lenzuoli che li coprono e poi esce.
E l’assassino che fa? Con mezza polizia alle calcagna non si allontana di un passo dalla sua zona d’azione, no, se no che divertimento c’è? Resta lì e aggredisce donne random con sprezzo del pericolo sotto il naso dell’Ispettore. Deve aver capito anche lui che è un deficiente. Non c’è altra spiegazione.
Scoprire di chi si tratta, alla fine, aggiunge ridicolo al ridicolo, ma vi assicuro che non capirete mai chi è, fino all’ultima pagina: il signor Lambert deve aver agitato un bussolotto ed estratto un nome a caso, per decidere il colpevole. In questo, l’effetto sorpresa è assicurato.

La cosa che ho trovato più esilarante?
Un personaggio decide di suicidarsi col cianuro, veleno dall’effetto praticamente immediato, giusto? Viene rinvenuto in camera, sul letto, bava alla bocca e tutto il cucuzzaro. Peccato che il bicchiere con le tracce di veleno venga ritrovato in cucina! Il suddetto suicida deve aver pensato che non fosse dignitoso morire lì, ai piedi del tavolo. Faceva disordine, insomma. Ha posato dunque il bicchiere e si è spostato in camera da letto, per schiattare con tutta calma. Questa è classe, signori miei. Prendete nota.

Signor Lambert, la prego. Ho letto che è un pensionato con figli e nipoti. Sarà sicuramente un ottimo nonno, continui a farlo. Lasci stare i gialli, la supplico.

Alla prossima, caro lettore
GoblinL





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4 commenti:

  1. e fu così che io mi dichiarai: GoblinL ti amo!!!!
    una recensione bellissima :D

    RispondiElimina
  2. Che dire? Bellissima recensione e decisamente molto esaustiva ;-) Non leggerò il romanzo ma ho adorato leggere la tua opinione ;-)
    Barbara

    RispondiElimina

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