Recensione: "STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI" di Markus Zusak

Dal romanzo culto che ha venduto 8 milioni di copie in tutto il mondo, un grande film con Geoddrey Rush, Emily Watson e l'esordiente Sophie Nelisse.




Genere: Romanzo
Editore: Frassinelli
Pagine: 576
Prezzo: € 16,90
Uscita: 14 Gennaio 2014
Pubblicato già nel 2007 con il titolo
 La bambina che salvava i libri, viene ristampato con la copertina che riprende la locandina del film.




Sinossi:
Nella Germania nazista, quando tutto è in rovina, una bambina di nove anni intraprende la sua carriera di ladra. Al principio è la fame a spingerla, e il suo bottino consiste in qualche mela, ma poi il vero prezioso oggetto dei suoi furti diventano i libri. Perché rubarli significa salvarli, e soprattutto salvare se stessa. Liesel è in fuga dalle macerie della sua casa e della sua famiglia, accompagnata dal fratello più piccolo e diretta al paese vicino a Monaco dove l’aspetta la famiglia che li ha adottati. Il bambino non resiste al gelo dell’inverno e muore, ed è proprio vicino alla sua tomba che Liesel trova il primo libro. Il secondo lo salva dal fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. Con il trascorrere dei giorni il numero dei libri cresce e le parole diventano compagne di viaggio, ciascuna testimone degli avvenimenti spaventosi ai quali la bambina sopravvive, protetta dai suoi immortali custodi.




RECENSIONE A CURA DI NICOLETTA DEL PRETE:
Gli anni ’40 sono il periodo storico che più adoro. Mi faccio continuamente del male nel leggere di questi anni, ma storie in cui il dolore e l’amore si confondono si possono trovare solo in tempi duri come questi.
Tutto il libro, ogni singola pagina, è una scarica di emozioni. La voce narrante è quella della Morte, la signora che da sempre accoglie le anime e da cui gli uomini si sentono perseguitati.
Attraverso di essa non solo leggiamo i pensieri della protagonista, sentimenti ed azioni, ma anche quelli della mietitrice. È sconcertante pensare quanto la Morte possa odiare il suo lavoro, quanto si odi per ogni anima che deve prelevare o quanto possa esser ossessionata dai colori, lei sempre vestita di nero, col suo cappuccio calato e la falce in mano.
Liesel è un’orfana. Non ha mai conosciuto suo padre e sua madre scompare nell’esatto momento in cui consegna lei e il suo fratellino alla nuova famiglia adottiva, o meglio dire, nel momento in cui li fa salire su di un treno che li condurrà in una cittadina vicino Monaco, Molching, dove li aspetteranno i loro genitori adottivi. Durante il viaggio il piccolo non ce la fa ed è proprio accanto alla tomba del fratellino che lei trova il suo primo libro: “Il manuale del becchino”. Il secondo invece lo salverà da una pira di fuoco.
I suoi genitori adottivi sono dei poveri tedeschi che cercano di darle quanto più hanno. È interessante leggere di come il dolore non colpisse solo gli ebrei, ma anche gli stessi tedeschi, i comuni tedeschi, quelli non facenti parte di nessun comitato politico, che hanno dovuto combattere ogni giorno per aver salva la vita. Un esempio lampante sono proprio gli Hobermann.
Hans Hobermann è un personaggio che ho amato da subito. Gentile e pacato, ha accolto questa ragazzina come una figlia, insegnandole a leggere e scrivere, così come accoglie in casa il figlio di un amico conosciuto ai tempi della Prima Guerra mondiale, l’uomo che gli ha insegnato a suonare la sua amata fisarmonica e al quale ha promesso che se mai gli fosse accaduto qualcosa avrebbe aiutato la vedova e il suo figlioletto.
È un rischio enorme, ma non se ne preoccupa.
Max e Liesel diventano inseparabili. La magia evocata dai loro incontri lascia fuori dal seminterrato tutti gli orrori della guerra e, anche la lettura di un singolo libro al chiarore di una candela, diventa un magnifico dono.
Ho tirato il fiato con loro, quando stavano per essere scoperti, e ho gioito quando l’hanno fatta franca.
Proprio come se fossi all’interno delle pagine e vivessi le loro vicende, ho ascoltato il suono della fisarmonica, ho corso per la strada insieme a Rudy , il migliore amico di Liesel, ed ho sbirciato dalle finestre della casa del sindaco il momento adatto per prendere in “prestito” un nuovo libro.
La signora Hobermann, invece, si è presentata molto più scontrosa e con i suoi interminabili silenzi ha fatto sentire, molto spesso, la piccola Liesel come una maledizione, una bambina sgradita che avrebbe voluto a chilometri di distanza. Ma come spesso capita, non tutto ciò che si vede è reale.
Anche lei possiede un cuore, anche lei è dilaniata da tutto ciò che la circonda e la paura più grande è perdere la sua ancora di salvezza, suo marito.
Potrei star qui a narrare per ore la bellezza di questo libro, ma farei perdere al lettore quel patos che accompagna ogni singola pagina.
Markus Zusak è stato magnifico, non solo nel suo modo di narrare, ma anche per come ha reso vivi e reali fatti accaduti anni addietro, in un periodo di cui la maggior parte delle persone non vuole il minimo accenno se non ai sacrifici che ne hanno sopportato.
È stato capace di creare amore e sentimenti di lealtà all’interno della guerra, della lotta per la sopravvivenza e non posso che dire grazie per questo capolavoro.
Il finale poi……….. preparate i kleenex.






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