Recensione: "ABBRACCIAMI ANCORA" di Susan Lewis.

COVER DIGITALE


Struggente come un abbraccio. 
Indimenticabile come una grande storia d'amore e di speranza




Editore: Newton Compton
Genere:Romance
Pagine: 544
Prezzo Cartaceo: € 9,90
Prezzo Ebook: € 4,99
Uscita:3 aprile 2014



 

Sinossi:
Pensavano di aver ricominciato una nuova vita
Ma il loro passato è venuto a cercarle


Charlotte Nicholls ha un segreto. Il ricordo di un terribile evento la perseguita. Lei e sua figlia Chloe, che sta per compiere quattro anni, hanno lasciato la loro casa e i loro amici per sfuggire ai fantasmi del passato e dimenticare tutto. Ora, nella nuova casa – una villa nella meravigliosa Bay of Islands, in Nuova Zelanda – si sentono finalmente al sicuro e hanno iniziato una nuova vita, grazie anche all’aiuto della madre biologica di Charlotte, Anne, riapparsa dopo un silenzio di ben ventisei anni. La piccola Chloe è felice e lentamente si sta riprendendo dal tremendo trauma che ha subito. Ma un giorno l’incubo ritorna: improvvisamente accadono strani, incomprensibili eventi e Charlotte scopre con orrore di non poter far nulla per opporsi al passato…



«Un romanzo toccante, coinvolgente, dalle complesse dinamiche psicologiche.»
USA Today

«Una storia avvincente, che vi trascinerà dall’inizio alla fine.»
Romance Reviews Today

«Un romanzo appassionante sull’amore, la famiglia, la giustizia. Non riuscirete a smettere di leggerlo.»
Booklist






L’autrice:
Susan Lewis è nata a Bristol e a ventidue anni si è trasferita a Londra, dove ha iniziato la sua carriera di scrittrice. Dopo aver vissuto per diverso tempo in Francia e in California, è tornata in Inghilterra e attualmente vive nel Gloucestershire. È autrice di numerosi romanzi, molti dei quali hanno scalato le classifiche dei libri più venduti. Il suo sito è www.susanlewis.com







RECENSIONE A CURA DI MARY G:


Lievi spoiler


Il libro che sto per recensire tratta di amore, ma non romantico (non tra un uomo e una donna, o tra due uomini o tra due donne), bensì tra una madre e una figlia.
L’ambientazione si divide tra un paradiso terrestre incontaminato quale la Nuova Zelanda e l’Inghilterra.
Charlotte e la piccola Chloe passano le loro giornate a Te Puna Bay, una piccola cittadina a nord della Nuova Zelanda, tra passeggiate sulla spiaggia, gite in barca, raccolta di molluschi e avvistamenti di uccelli esotici; la loro vita però non è sempre stata così tranquilla e positiva.
Chloe ha solo tre anni ma ha vissuto molte brutte esperienze; l’Inghilterra per lei è solo una terra oscura, fatta di violenza e abusi che la portano ad avere paura di tutti gli uomini che incontra e ad essere diffidente verso chiunque.
Chloe sente di chi deve fidarsi o meno e sa che di Charlotte e Boots, l’orso spelacchiato di peluche che si porta sempre dietro, si potrà sempre fidare.
I bei periodi però sono sempre destinati a finire e così è anche per le nostre due protagoniste che hanno un segreto, un grosso segreto.
Saranno costrette a fare ritorno in Inghilterra e a vivere, separatamente, momenti difficili.
Sono stata volutamente vaga nel raccontarvi la storia e soprattutto mi sono tenuta lontana da spiegazioni di sorta per non darvi un’impressione errata.
Non ho amato molto questo romanzo e non credo che lo consiglierei particolarmente.

La storia ha una partenza lenta e prosegue così fino a metà libro; incide molto sull’andamento, secondo me, un’estrema ridondanza, parti altamente superflue e soprattutto una ricerca di mistero che più che tale è una noia mortale.
Continuando sulla scia di cose negative non ho affatto apprezzato come l’autrice abbia scelto di trattare un tema delicato come il coming out; Rick, fratellastro di Charlotte, è omosessuale ma ha paura di dirlo alla famiglia, per non deludere il padre, e a quella che è la sua fidanzata di facciata. Questo segreto non svelato è la causa scatenante di ciò che avverrà nella parte restante del romanzo, fra atroci sofferenze per una povera bambina di tre /quattro anni con già gravi traumi psicologici e spreco di tempo, energia e denaro.
Trovo assurdo e patetico che si usi tanta banalità quale una fidanzata gelosa per far soffrire così. Pessime scelte.
Invece ho trovato interessante che si sia parlato di temi importanti e delicati come gli affidi, le adozioni, i problemi delle case famiglia e degli abusi.
È importante parlarne e sensibilizzare l’opinione pubblica anche attraverso un romanzo.
Altro punto a favore del libro è stata la focalizzazione sul ruolo dell’assistente sociale, sulla complessità di questo lavoro e su quanto sia difficile, a livello psicologico, ricoprire un ruolo simile.
Alcuni personaggi non mi sono chiaramente piaciuti, come il sopra citato Rick, Katia, Bill (il patrigno di Charlotte), Anna (la madre), Brian (il padre di Chloe) e in gran parte gli agenti di polizia di Bristol.
Katia è la fidanzata/copertina di Rick, pessimo soggetto. È una di quelle donne che prenderesti per i capelli e sbatteresti contro uno spigolo giusto per controllare se ha materia grigia nella scatola cranica.
Come può non accorgersi che Rick sia gay? Perché diamine non ne parla con lui invece di partire in quarta contro un’altra donna perché pensa che il fidanzato la tradisca con lei? DOVE DIAVOLO È FINITA LA SOLIDARIETÀ FEMMINILE?
Il bello è che non ha nemmeno un minimo di rimorso per tutto quello che scatena! Inconcepibile, davvero.
Bill è il classico esempio di “signorotto locale”, “nuovo arricchito”: un soggetto che crede di poter aggiustare tutto grazie al denaro. Ovviamente la moglie è sulla stessa scia, per cui la tollero poco.
Brian è uno di quei personaggi che ti fanno alterare anche solo a nominarli; mostro è la definizione adatta a soggetti come lui, o forse nemmeno, perché i mostri si potrebbero giustamente offendere.
Non capisco, anche nella realtà ovviamente, perché tali soggetti godano comunque di provvedimenti a loro salvaguardia quando finalmente finiscono dietro le sbarre; dovrebbero essere lasciati in balia di altri detenuti in modo che capiscano sulla loro pelle quello che le vittime provano, anziché metterli in isolamento.
Gli agenti di polizia di questo libro sono pessimi che più pessimi non si può; sono il classico esempio di negligenza assoluta!
Piuttosto che pensare al bene di chi devono proteggere pensano alla loro immagine, ai guai che hanno passato loro.
Non posso dire che Charlotte mi sia piaciuta fino in fondo: credo che la sua figura avrebbe potuto essere pensata meglio; sotto alcuni aspetti l’ho trovata infantile, mentre per alcuni altri non era difficile immedesimarsi con lei.
Non la biasimo per quello che ha fatto ma credo che, come dice più di un personaggio, potesse trovare altri modi per farlo, visto che è passata dalla parte del torto pur avendo pienamente ragione.
In ultimo voglio soffermarmi un attimo sulla copertina; vorrei seriamente chiedere agli illustratori dove pescano certe immagini e agli editori (o a chi le approva) perché le scelgono!
È TOTALMENTE sbagliata!
Quella piccola parte di storia d’amore presente in questo romanzo NON merita certo di finire in copertina! Inoltre, Anthony e Charlotte non sono dei ragazzini! Avrebbero almeno potuto mettere due persone adulte, se questa era la loro scelta.
Non credo sarebbe stato difficile mettere una donna e una bambina o una bambina da sola o una bambina e un’ombra di donna o chissà cos’altro.
Davvero credono che un lettore non sarebbe stato attirato da qualcosa di diverso?

Per ultimo, signori della Newton Compton, sarebbe anche il caso di variare un po’ nella scelta dei libri, pescando qualcosa di decente da farci leggere!
Ultimamente non ne azzeccate una! 













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2 commenti:

  1. NON lo metto in "lista libri da leggere". Questo è poco, ma sicuro. Grazie per la recensione.

    RispondiElimina
  2. Ho appena cominciato a leggerlo...i primi due capitoli una noia mortale!!!Penso proprio che non lo finiro'!!!!

    RispondiElimina

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