Amore fra le righe: "VIVI E IMPARA" di Mary Calmes.

Torna l'evento letterario "Amore fra le righe". Aspettate con noi San Valentino con magnifici racconti inediti!
Per la traduzione di Deborah Tessari, oggi è la volta di Mary Calmes, regina dell' M/M Romance.

Non perdete il suo "Vivi e impara"!

Traduzione a cura di Deborah Tessari


A volte nella mia vita accadono cose, così dal nulla. Non facevo progetti ma tutto prendeva una strana piega. Proprio come quella volta che non avevo nemmeno voglia di uscire di casa e mi ero ritrovato all'Aquarius a guardare Teague Powers, il mio ragazzo, ballare con un suo vecchio ex. Non era certo la mia idea di divertimento, perciò pensai che ingurgitare alcool fosse il modo migliore per passare il tempo. 
Ero al terzo drink quando Jeff, uno dei più vecchi amici di Teague, mi si avvicinò. Ero troppo ubriaco per andarci per il sottile, così cercai di scoprire da lui per tutto quello che sapeva su Hunter Raul. Solo che invece di sputare il rospo doveva dirmi quanto era contento di vedermi, quanto era felice che io e Teague stessimo insieme e quanto stava bene Teague.
Splendido.
Era tutto fantastico, ma io volevo sapere le zozzerie sul mio ragazzo e Hunter.
“Non l'ho mai visto così perdutamente innamorato, Rob.”
Meraviglioso, ma io volevo sapere tutto di Hunter.
Non riuscivo a cavarne un ragno dal buco. Finalmente riuscii a estorcergli che ogni volta che Hunter era in città, lui e Teague erano inseparabili per tutta la durata del suo soggiorno. Capii che non gli piaceva darmi quella informazione e la cosa mi toccò particolarmente. Jeff era un buon amico di Teague, più di quanto avessi immaginato, e sembrava voler essere anche amico mio. Si comportava in modo protettivo nei confronti del mio fidanzato ma, allo stesso tempo, mostrava attenzione per i miei sentimenti. Era una cosa carina. Rimase seduto con me a lungo, assicurandosi che avessi sempre un drink a portata di mano.
A quanto pareva, mi spiegò Jeff, la storia tra Hunter e Teague risaliva a molto tempo fa, avevano un tacito accordo: si frequentavano tutte le volte che Hunter era in città. Quindi, non appena Hunter arrivava, girava da un club all'altro fino a trovare Teague, si buttava nella mischia, lo portava via dalla pista da ballo e tutto ricominciava da lì. Il rituale sembrava iniziare con una sveltina in bagno per rinnovare la conoscenza, poi Teague sarebbe stato praticamente irreperibile per settimane fino a quando Hunter non se ne tornava a casa o partiva per l'ennesima sessione del suo lavoro di modello. Una volta partito Hunter, Teague tornava a essere, ancora una volta, l'anima dei club e delle feste.
Odiavo quella storia, odiavo che Teague stesse ballando con lui solo per divertimento, ma quello che odiavo di più era l'essere geloso. Ne sentivo in bocca il sapore. Il solo guardare Hunter Raul con le mani sul mio ragazzo mi faceva impazzire.
Il fatto che fosse tutta colpa mia non aiutava di certo. Per dimostrare la mia fiducia e la mia disinvoltura avevo praticamente spinto Teague tra le braccia di un altro uomo. Mi comportavo con così tanta scioltezza che tutti erano colpiti da quanto apparissi sicuro, anche il mio amico David che era uscito con noi. Pensavo che mi conoscesse meglio di così, non aveva idea di quello che sentivo dentro di me.
“Diamine, Rob, sono fantastici insieme.”
David aveva ragione. Erano entrambi alti, biondi e coperti da muscoli, risultato di faticosi allenamenti in palestra. Sembravano esattamente quello che erano: dei modelli. Hunter svolgeva la maggior parte del suo lavoro in Europa, dove era il beniamino dei nomi più famosi nel campo della moda. Era facile capire perché. I suoi lineamenti sembravano essere stati cesellati nel marmo, così nitidi e perfetti. I suoi occhi erano di un blu luminoso e i capelli biondo cenere erano striati d'oro e rame, che portava sciolti e lunghi fino a metà schiena. Si muoveva con quel modo fluido, con la stessa grazia felina di Teague. Più li guardavo e peggio mi sentivo, stavano talmente bene insieme!
Avrei voluto aver indossato abiti diversi. Qualcosa che mi valorizzasse, di più alla moda o che non lo fosse per nulla, qualunque griffe o jeans e una T-shirt attillata, in entrambi i casi qualcosa che fosse d'impatto. Mi sentivo scomodo sotto tutti i miei strati: la t-shirt, la camicia del vestito, il maglione con il collo a V. E il gesso, ricordo  del mio incidente d'auto di una settimana fa, mi faceva sembrare sbilenco e goffo.
Non riuscivo a ballare nel modo in cui mi muovevo di solito, quindi avevo scelto di non danzare. Me ne stavo in piedi contro il muro a guardare e quando Hunter tirò Teague contro di sé vidi il ragazzo che dormiva nel mio letto lasciarglielo fare e sorridergli, decisi che mi serviva un altro drink. Sarebbe stato il quinto. Speravo di sentirmi meglio dopo. Quando mi voltai verso il bar, vidi David.
“Cosa c'è?” urlai da sopra la musica dance.
Si spostò accanto a me, mise una mano sul lato del mio collo e la sua bocca vicino al mio orecchio. “Sembra che tu abbia bisogno di un po' d'aria.”
“No, solo di un po' più di alcool.”
Scosse la testa, la sua mano scivolò intorno al collo. “No, vieni fuori a prendere un po' d'aria fresca. Hai bisogno di schiarirti le idee.”
Lasciai che mi mettesse un braccio intorno al collo, mi attirasse a sé e mi accompagnasse fuori nel patio affollato. Trovammo un tavolo e si sedette accanto a me. Chiusi gli occhi e respirai l'aria frizzante della notte.
“Ti senti meglio?” chiese con la mano sulla mia gamba. “Sì, grazie.”
“Vuoi andartene? Ti accompagno a casa.”
“Non posso andarmene senza Teague.”
“Forse Teague vuole restare qui con Hunter.”
Mi stravaccai sulla sedia, movimento che inavvertitamente fece spostare la sua mano più in alto sulla mia coscia. “Piantala. Lo sai che non è così.”
“Perché no?”
“Perché mi ama e vuole tornare a casa con me.”
“Oh, è vero. State insieme solo da un paio di mesi, ma lui ti ama.”
Sorrisi, grondava sarcasmo da tutti i pori, e io ero leggermente ubriaco. “Smettila.”
“Cambio di programma,” disse piano, proteso in avanti, il suo respiro caldo sul mio orecchio, lungo il mio collo. “Ti porto a casa con me. Teague può venire a prenderti più tardi.”
“Lo so che pensi che io sia uno stupido, ma ti posso giurare che non è così.”
“Hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te.”
“Quel qualcuno sono io,” sentii dire da Teague sopra di me. Aprii gli occhi e guardai verso di lui. “Mi prendo io cura di lui. Alzati e fammi sedere lì.”
David si alzò e mi toccò i capelli prima di allontanarsi. Teague prese il suo posto e mi mise le sue mani sul petto.
“È meglio se torni a ballare.” Dissi quasi ringhiando, la mia voce colma di rabbia. “E non mi toccare,” sbottai, cercando di allontanare le sue mani.
Rise, avvicinandosi e lisciando il dorso delle dita sulla mia gola. “Ho finito.”
“No, torna dentro,” ribattei irritato. “Ti ho visto. Ti stavi divertendo un mondo.”
“Così impari, stronzo.” Mi fece un ampio sorriso e mi baciò l'orecchio. Quando espirò sentii un brivido attraversarmi tutto il corpo. Mi sentivo così bene. Ridacchiò con la sua voce profonda. Non potevo fare a meno di quel suono molto maschile e molto soddisfatto nella sua risata, quel suono con cui mi rivendicava come suo. “Non mandi il tuo partner a ballare con un ex compagno, non importa quanto figo e disinteressato tu voglia sembrare.”
Provai a mettermi seduto ma lui non me lo permise. “Non stavo cercando di sembrare...”
“Sì che ci stavi provando,” tagliò corto, scivolando dalla sedia per sedersi in grembo a me.
Si mise a cavalcioni sulle mie ginocchia, spingendo l'inguine sul mio addome. “Stai cercando di dimostrare a tutti quanto la cosa non ti interessi.”
“Mi interessa,” borbottai fissandolo. “Alzati.”
Si accomodò meglio. “No.”
Lo fissai negli occhi, in quel verde scuro e scintillante.
“Ti sei fidato di me, sapendo che ci avrei solo ballato con lui.”
“Esatto. Mi fido di te.”
“Lo so, ma questo non significa che devi farmi fare cose che odierai guardandomi.”
Mi strinsi nelle spalle. “Io non so come giocare a questo gioco.”
“Non è un gioco,” mi sorrise premendo il sedere sul mio inguine. “Se una cosa non ti piace, dimmi di no.”
“Ma non è giusto nei tuoi confronti.”
“È ridicolo. Un conto è se tu non sei con me e io faccio cose per conto mio. Un altro è se sei qui, mi dici di andare a ballare e quando lo faccio ti arrabbi. Questo è semplicemente stupido.”
“Non sei di mia proprietà, Teague. Tu fai quello che vuoi.”
“Ma davvero? Qualsiasi cosa voglia?”
E volevo essere arrabbiato perché ero geloso. Riuscivo a malapena a respirare, ma allo stesso tempo c'era un calore tra di noi, ed era così bello averlo seduto sulle mie ginocchia. Quando si chinò in avanti, la sua bocca sulla mia gola, sollevai la testa in modo da poter essere più accessibile.
“Non ti avevo mai visto geloso prima d'ora.” Rise e mi baciò lungo la linea della mascella fino alla parte posteriore del mio orecchio. Tremavo sotto di lui. “E anche se vederti così agitato mi eccita da morire, non voglio farti sentire in questo modo. Non ce n'è ragione. Tu sei l'unico con cui andrò a letto.”
Emisi un profondo respiro mentre si allontanava un po' per guardarmi.
“Ti amo.” Disse a bassa voce.
Lo fissai negli occhi mentre mi teneva il viso tra le mani.
“Su, muoviti.” Sorrise pigramente, alzandosi così che potessi seguirlo. “Andiamo.”
“Teague?” lo richiamai seguendolo mentre ci apriva un varco tra la folla.
“Cosa c'è?”
“Non ti manca tutto questo? Andare per club, le feste?”
“No,” disse mentre ci avvicinavamo al guardaroba dove diede al ragazzo il biglietto per ritirare i nostri cappotti. “Non avrei neppure ballato con Hunter, ma tu hai insistito tanto.”
“Come mai non ti manca tutto questo?”
Si strinse nelle spalle. “L'ho fatto per così tanto tempo.”
“Allora, cosa ti eccita?”
Mi guardò. “Tu e io. Noi siamo eccitanti.”
Non c'erano dubbi, ero un idiota. “Sono così stupido,” confessai mentre mi passava il mio giaccone.
“È quello che ti stavo dicendo,” concordò troppo in fretta, sorridendo in quel modo che gli si illuminavano gli occhi. Mi strinse la spalla e mi guidò fuori dalla porta. Quando fui fuori sul marciapiede, presi un respiro profondo. Mi faceva un po' male.
“Ti fanno male le costole?” chiese mentre si avvicinava alla strada per fermare un taxi.
Mi facevano male. Avevo lividi dappertutto oltre al braccio rotto per via dell'incidente. “No.”
Lui fece una smorfia. “Te l'avevo detto che non saremmo dovuti uscire stasera. Saremmo dovuti restare a casa, a letto, a guardare la TV.”
“Ma non voglio tenerti chiuso in casa, ti annoieresti a morte.”
“Finché ci sei tu, io sto bene.”
“Ma io...”
“Teague!”
Ci girammo entrambi per vedere Hunter camminare verso di noi.
“Dove stai andando?” chiese allungando una mano verso Teague. Era palese che era abituato a toccarlo tutte le volte che voleva. Avevano quella familiarità che solo gli amanti hanno, il modo di comportarsi l'uno con l'altro che ti lasciava intendere che erano più che amici. “Mi sono girato un attimo e tu non c'eri più.”
Teague si spostò leggermente di lato, appena fuori dalla sua portata, un movimento leggero eppure allo stesso tempo molto significativo. Hunter si accigliò immediatamente, i suoi occhi divennero cupi. Persino in strada sotto al neon si vedeva chiaramente. Quando allungò la mano verso il viso di Teague, il mio ragazzo la inclinò di lato e Hunter si avvicinò leggermente.
“Cosa sta succedendo?”
“Noi andiamo a casa,” gli sorrise Teague. “Il mio ragazzo non è in gran forma, come puoi vedere.”
“Che cosa?” Hunter era confuso. “Non ti va più di ballare?”
“No.” Teague rispose con facilità. “Ci vediamo in giro.”
“Che cosa?” Hunter ripeté, chiaramente confuso su quello che stava accadendo.
“Prenditi cura di te, va bene?” esclamò Teague, offrendogli la mano da stringere.
Hunter lo guardò. “Non ci possiamo vedere?”
Teague mise la sua mano sotto la mia giacca visto che era ovvio che Hunter non aveva nessuna intenzione di stringergliela, e prese nel pugno la parte posteriore del mio maglione. “Sì certo. Sono sicuro che ci incontreremo in giro di nuovo prima che tu parta, o fammi un colpo di telefono, potremmo uscire tutti e tre a cena insieme.”
“Sì, ma...” si fermò, guardandosi intorno in fretta. “Oh.” E fu come se mi vedesse davvero per la prima volta. “Va bene. Come vuoi, amico.” Si strinse nelle spalle, si girò e tornò verso il club.
Evidentemente pensava che l'unico a perderci fosse Teague.
“Ehi,” mi allungai per toccare la spalla del mio ragazzo.
“Cosa c'è?”
“Si comporta così solo perché è arrabbiato.”
Mi guardò come se fossi matto. “Cosa?” Aggrottò le sopracciglia, accigliato.
“Hunter si comporta come se fossi un granello di polvere da togliersi di dosso. Voglio dire, sappiamo entrambi che è incazzato perché non potrà passare il suo tempo con te.”
Un sopracciglio dorato si alzò mentre mi osservava. “Non potrebbe fregarmene un cazzo di quello che pensa, Rob. Cristo, ma tu pensi davvero che mi importi di queste stronzate.”
“Sono sicuro che ti chiamerà per provare...”
“No,” mi interruppe. “Hunter è troppo orgoglioso per parlarmi dopo quello che è appena successo.”
“Mi dispiace.”
Mi lanciò un'occhiata. “Hai bisogno di riposo.”
“Ma davvero non ti importa?”
“No, perché dovrebbe interessarmi?” Proprio non capiva.
“Voi eravate amici da molto tempo.”
“Non siamo mai stati amici.”
“Ma siete stati amanti.”
Si accigliò. “E allora? In che modo questo dovrebbe unirci?”
“Noi siamo uniti.”
“Non è la stessa cosa. Io e te stiamo insieme.”
Proprio non capivo. Ma non capivo neppure tutta quella cosa del sesso casuale. Amici con benefici. Niente di tutto ciò aveva mai avuto alcun senso per me. “Tu e Hunter non eravate...”
“No, Rob, non era niente per me.”
Per me aveva sempre un significato quando dormivo con qualcuno. Eravamo diversi.
“Cosa c'è?”
Scossi la testa.
“Pensi che siccome ho dormito in giro prima possa farlo di nuovo?”
“No.”
Lui annuì. “Forza, andiamo a casa.”
Nel taxi, dopo i pochi minuti che gli diedi per avere un po' di spazio tutto suo, mi spostai verso di lui, il mio ginocchio, la mia coscia, e la mia spalla tutto premuto contro di lui.
“Mi chiedevo perché ti fossi seduto così lontano,” sussurrò nel mio orecchio.
“Non volevo starti troppo addosso.”
“Ti voglio addosso a me,” sussurrò, la sua mano sulla mia coscia.
Mi chinai verso di lui e mi mise un braccio intorno al collo, la mano tra i miei capelli.
Iniziai a rilassarmi e quando posò la guancia sulla parte superiore della mia testa chiusi gli occhi.
“Grazie per essere venuto con me invece di restare a ballare con Hunter,” lo stuzzicai.
“Oh, stai zitto,” ribatté in tono burbero.
“Fammi un favore, non ballare più con chiunque voglia poi dormire con te, okay?”
“D'accordo,” mi rispose e potei sentire il sorriso nella sua voce mentre strofinava la guancia e il mento tra i miei capelli. “E tu non offrire in giro i miei servizi.”
“Non lo farò più. Ora lo so.”
“Ti amo, Robert Owens.”
La mia testa ricadde sulla sua spalla in modo che lui potesse raggiungere la mia bocca. “Ti amo anch'io.”
“Lo so.” Ridacchiò, chinandosi per baciarmi. 


L'autrice:
Mary Calmes vive a Lexington, Kentucky, con suo marito e due bambini, e ama tutte le stagioni tranne l’estate. Si è laureata alla University of the Pacific di Stockton in California con una triennale in letteratura inglese. Trattandosi di letteratura inglese e non di grammatica, non chiedetele di indicarvi una proposizione, perché non succederà mai. Ama scrivere, immergersi nel processo e sprofondare nel lavoro. Può anche dirvi che odore hanno i suoi personaggi.
Ama comprare libri e andare alle convention per incontrare i suoi fan.

Visita il sito dell'autrice:

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1 commento:

  1. Delicato e profondo come sempre. Poche parole e c'è tutto un mondo descritto e vissuto
    Antotonon

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