La parola ai traduttori: GIULIANO ACUNZOLI




Bistrattati, accusati, ma più spesso dimenticati, i traduttori letterari sono figure fondamentali per noi lettrici. Ecco perché oggi diamo la parola a un vero professionista, traduttore tra gli altri di Stephanie Laurens, Lora Leigh e Mary Balogh. Stiamo parlando del grande GIULIANO ACUNZOLI!
Venite a leggere la sua illuminante intervista e scoprite le novità in casa Mondadori per il prossimo futuro!

  
Ciao, Giuliano, e grazie per aver accettato la nostra intervista. Parlaci un po' di te, ti va?

R:
Anzitutto, grazie a voi per l'attenzione e per avermi concesso questo spazio. Cominciamo con l'anagrafe? Vivo a Milano ma sono nato a Lugano 54 anni fa da madre svizzera e padre italiano, ho un fratello e una sorella più giovani di me di qualche anno e una figlia di 23 anni, Soraya, che studia e lavora in Olanda.
Mio padre lavorava per una multinazionale americana ed era sempre in giro per il mondo. Credo di aver preso da lui la passione per i viaggi – una passione che accomuna tutti i figli. Mio fratello e mia sorella hanno vissuto a lungo in Sud America; io, invece, ho sempre preferito i paesi anglofoni visto che l'inglese mi affascinava fin da ragazzino. E siccome ero un adolescente assai ribelle, a 18 anni lasciai il liceo scientifico in quarta classe e abbandonai Milano per trasferirmi a Londra, da una ragazza inglese di cui mi ero perdutamente innamorato.
Fu una scelta improvvisa – l'avevo conosciuta quell'estate al mare! -- che fece disperare mia madre ma che mi aprì degli orizzonti del tutto nuovi. E anche se la mia "folle storia d'amore da 18enne" durò poco, decisi comunque di restare all'estero. Passai gli anni '80 tra l'Inghilterra, la Francia, la Spagna e infine l'Olanda, facendo mille lavori fino a quando non avvenne un'altra svolta radicale: grazie a un'amica, cominciai a lavorare come interprete per gli uffici olandesi della Ercole Marelli (ai tempi parlavo perfettamente quattro lingue oltre all'italiano) e alla fine venni assunto dalla sede centrale di Milano. E così tornai in Italia insieme a Kitty, la mia fidanzata, con la quale mi sposai qualche qualche anno dopo.
Kitty era davvero una donna speciale – lo è tutt'ora -- e non solo perché è la madre di Soraya. Con lei trascorsi anni meravigliosi ma poi, come a volte accade, dopo più di dieci anni gli interessi cominciarono a divergere e così ci separammo. Ma siamo rimasti amici e quando mi reco in Olanda a trovare mia figlia cerco sempre di avanzare un po' di tempo per passare a salutarla.


D: Hai sempre ambito a diventare un traduttore, oppure le tue aspettative erano altre?

R: Sono un traduttore fin da quando ho cominciato seriamente a lavorare e quindi mi considero fortunato, visto che svolgo la professione che mi piace. Ma non avevo mai pensato di diventare un traduttore letterario. Quando rientrai in Italia decisi di tornare a scuola e visto che lavoravo, misi a frutto la mia conoscenza dell'inglese e presi – senza troppa fatica - il diploma di Traduttore Commerciale. Ero convinto che sarebbe stata quella la mia carriera, dato che i miei compiti in Marelli spaziavano dalla traduzione dei manuali tecnici a quelli di accompagnatore e traduttore simultaneo, con lunghe trasferte negli Stati Uniti presso gli uffici di un'associata. Ma poi, l'azienda si spostò in Veneto; deciso a restare a Milano, cominciai a mandare curriculum in giro ed ebbi fortuna: Mondadori cercava dei traduttori per gli Urania (una serie che adoravo!) e venni convocato in redazione. Passai il test – un racconto breve su una partita di baseball: vi assicuro che mi fece sudare – e così si schiusero le porte di una nuova, sfolgorante e perennemente controversa carriera... che tra l'altro mi riportò di nuovo a scuola: visto che la semplice conoscenza dell'inglese non bastava più, m'iscrissi al corso "Teorie e Tecniche di Elaborazione dei Testi" della D.ssa Serafini all'Università Statale di Milano, uscendone con un altro attestato. La formazione accademica era terminata; il giudizio sui risultati lo lascio a voi J


D: Noi siamo lettrici ma anche persone molto curiose e ci piace conoscere tutto quello che si nasconde dietro una bella copertina e una sinossi intrigante. Potresti spiegare a noi profani i meccanismi, i passaggi e le figure che si muovono dietro le quinte?

R: Premesso che io non lavoro in redazione e quindi non conosco bene i meccanismi redazionali, direi che la storia di ogni romanzo tradotto comincia con l'acquisizione. Vi sono agenzie letterarie che sottopongono alle case editrici – nella persona dei responsabili delle varie serie --  i titoli che potrebbero interessare... o viceversa, le case editrici chiedono alle agenzie letterarie di fiducia di acquisire i diritti per i titoli e gli autori di loro interesse. Dopo aver acquisito i diritti e il testo definitivo (cosa che non sempre va di pari passo: a volte mi è capitato di lavorare su delle bozze e poi, alla fine, rivedere tutto con il romanzo americano fresco di stampa), entra in ballo il traduttore. In genere, si tende ad affidare a un traduttore gli autori (o le serie) su cui ha già lavorato bene in precedenza, ma conta anche la disponibilità, l'esperienza e la capacità descrittiva delle scene che caratterizzano un romanzo (per esempio le scene d'amore). Il testo tradotto passa poi al revisore (o editor, che dir si voglia) il quale vi apporta tutte le modifiche che ritiene necessarie. Ormai il traduttore è fuori dal gioco – rivedrà la sua traduzione solo dopo la pubblicazione, a volte con tagli e modifiche anche sostanziali. All'editor seguono altre figure professionali: correttori di bozze, impaginatori, eccetera, fino alla pubblicazione, naturalmente con una veste grafica accattivante a cui lavorano illustratori professionisti. In breve, ogni romanzo è un lavoro d'equipe, con la redazione che funge da regia e che stabilisce dei parametri: le direttive di cui parlerò in seguito.


D: Parlaci della tua esperienza in Mondadori.

R: Mi state chiedendo di parlarvi di 20 anni della mia vita: ci proverò in breve, anche se certamente non è facile. In Mondadori... ti perdi. Vaghi smarrito tra tutte quelle redazioni piene di gente china sui computer cercando disperatamente la persona con cui avevi appuntamento. Sto scherzando, ovvio, ma tutto sommato la situazione è quella se ci metti piede per la prima volta. Ma dato che – con tenacia e costanza – alla fine ho trovato la strada per la redazione di Mass Market (almeno fino a quando non la spostano di nuovo), vi dirò che è composta da professionisti preparati, attenti alle novità e capaci di rischiare... per esempio pubblicando la Leigh. Marzio Biancolino è stato un punto fermo nella mia carriera, come Cristina Magagnoli e Federica Bottinelli. Ma in ogni redazione c'è anche una componente... diciamo sociologica: si discute e si valutano idee e proposte, cercando di dare il meglio con budget quasi sempre ristretti (e non parlo solo di Mondadori: tutta l'editoria italiana deve fare i conti con budget limitati -- d'altro canto, siamo la nazione occidentale che legge di meno!) Certo, a volte capita il disastro: mi riferisco ai romanzi pubblicati con delle pagine mancanti, o ai problemi di distribuzione, ma spezzo comunque una lancia a favore dei redattori perché devono occuparsi di tutto ciò che sta dietro una pubblicazione e conciliare esigenze spesso opposte. A volte le forze non bastano, ma nonostante ciò si fanno miracoli... intervallati da qualche cataclisma.


D: Hai tradotto grandi autrici storiche ma anche contemporanee particolarmente apprezzate dalle nostre lettrici. Due nomi su tutti: Mary Balogh e Lora Leigh. Chi preferisci e perché?

R: Se mi chiedete di esprimermi sulla Balogh e la Leigh, vi devo rispondere che è impossibile metterle a confronto, visto che – pur facendo parte della grande famiglia dei Romance – sono autrici completamente diverse. La Balogh (della quale ho tradotto solo un romanzo) si concentra sui sentimenti, la Leigh sull'azione. Tanto per fare un paragone cinematografico: se la prima s'ispira a "Via col vento", la seconda apprezza senza dubbio Tarantino. Ma... lo confesso, le mie preferenze continuano ad andare ai Cynster. Stephanie Laurens è una grande, grande autrice e l'unica pecca che ho trovato nei suoi romanzi è una certa mancanza di umorismo (è terribilmente seria quella donna!) Ma per il resto, è perfetta anche come testo... una qualità che un traduttore apprezza, ve lo assicuro.


D: L'autore/ice più semplice che hai tradotto e il/la più difficile?

R: La più difficile è senza dubbio la Leigh. Nei suoi testi puoi aspettarti di tutto,  anche che sbagli un nome (Mark diventa improvvisamente Frank...) oppure che una situazione descritta a pagina 20 venga riportata in un modo completamente diverso a pagina 200, costringendoti a rivedere tutto nel tentativo di accomodare le cose. Inoltre usa molto gergo – oltre al vituperato turpiloquio – e quindi bisogna prestare la massima attenzione per afferrare fino in fondo certe sottigliezze. Io la vedo come una testarda e allegra signora che aborrisce gli editor e insiste per pubblicare i suoi testi integralmente. Forse sbaglio, ma... l'esperienza dice questo.
La più semplice è stata forse Alexandra Benedict. Ricordo di non aver mai incontrato la benché minima difficoltà con lei... ma sul lavoro tendo a ricordare di più le faticacce, quindi non ne sono certo.


D: Sei anche un ghostwriter (tranquillo, non ti chiederò di svelarci alcun nome XD). Quanto influenza il tuo modo di tradurre e il lessico che utilizzi?

R: Ah, la carriera di ghostwriter è terminata già da qualche anno! In ogni caso, non c'è mai stata nessuna influenza. Una traduzione segue i parametri comuni a ogni testo scritto, per esempio evitare le ripetizioni (che nel parlato sono ammesse), limitare l'uso degli ausiliari (una frase in cui compare quattro volte il verbo "Avere" non è proprio un esempio di eleganza...) e via dicendo. Ma contrariamente agli altri testi, lo stile di una traduzione viene influenzato anche dalle direttive redazionali. Se in redazione ti chiedono di "stringere" – spesso per limitare i tagli – cerchi l'espressione in italiano che ti permette di tradurre la frase il più brevemente possibile. Se devi "tagliare il bianco" (ovvero gli spazi bianchi alla fine delle frasi) accorpi i periodi e "sforbici" le ripetizioni per rendere (per esempio) mezza pagina d'inglese in otto righe d'italiano. Non è il massimo, lo so, ma l'italiano è mediamente il 15% più corposo dell'inglese e qui si arriva all'annosa questione: intervenire sul testo originale o aumentare il prezzo? Teniamo presente che tanti testi americani superano le 400 pagine; io tradurrei sempre tutto integralmente e presenterei testi di 500 pagine, ma è chiaro che i costi salgono. Ancor più dolorosi sono i tagli: a parte capire dove tagliare, per un traduttore significa spesso dover riassumere – molto in breve e nel punto più indicato del racconto -- delle situazioni che le lettrici italiane non leggeranno: un esercizio estenuante che ti lascia sempre qualche dubbio (e qui, sei contento di passare la palla al revisore).
Per il lessico... ebbene, non c'è discussione: devi rendere il lessico e l'atmosfera del testo originale. Questo vale per la Laurens, per Mary Balogh... e naturalmente per la Leigh.  Per questo mi ha divertito molto vedere tutte le polemiche suscitate da certe espressioni che ho utilizzato nei suoi romanzi (peraltro approvate dal revisore, che lavora sul mio testo ma ha davanti la versione originale). Se quelle lettrici la leggessero in inglese, davvero non so cosa accadrebbe: basti dire che pur avendo ricevuto la direttiva di "non censurare nulla", a volte mi sono sentito costretto ad addolcire certe frasi perché erano una sfilza di parolacce irripetibili. D'altro canto, personaggi come Bailey Serborne o Reno Chavez che linguaggio dovrebbero usare? Ve lo vedete un Micah Sloane che insulta Orion dandogli dello "stupido"? È impensabile quanto Piers di Mary Balogh che si lascia sfuggire un insulto sanguinoso. A ognuno il suo linguaggio: è l'autore che decide come caratterizzare i personaggi, non il traduttore o l'editor. Pertanto, la vera scelta non è il lessico, ma se tradurre e pubblicare dei romanzi così espliciti – e la Leigh non andava forse pubblicata senza censure anche in Italia? Cosa siamo, bambini in fascia protetta?


D: Quale libro hai tradotto che non ti è piaciuto? E quale genere ti piacerebbe tradurre?

R: Purtroppo non ho sottomano i titoli italiani, ma alcuni vecchi romanzi di Urania sono stati davvero faticosi da tradurre – per esempio "Star Light" di Hal Clement è veramente roba da ingegneri nucleari, un romanzo così tecnico da far tremare i polsi (macchine aliene su macchine aliene con i meccanismi spiegati in dettaglio: a qualcuno piacerà sicuramente, ma... brrrr!). Per i Romance va meglio: non ne ricordo di particolarmente sgradevoli. Magari futili, anche un po' noiosi, ma mai sgradevoli.
Per il genere, ti dirò che ho sempre letto di tutto e quindi non fa una grande differenza. Ho cominciato con la fantascienza e mi piaceva. Il Romance mi piace – esplora un lato umano troppo spesso ignorato o deriso e sinceramente non capisco perché venga considerato "letteratura femminile" e bollato come "sub-letteratura" (forse perché i sentimenti continuano a far paura?). Non mi sono mai cimentato con i gialli: ecco, tradurre un bel "giallo" mi piacerebbe.


D: Anticipaci qualche succulenta novità e saremo tue schiave per sempre!

R: Schiave per sempre? Attenzione: mi ponete la domanda giusta al momento giusto! Sto traducendo due romanzi della dinastia Cynster per la Harlequin, che verranno presentati integralmente e senza tagli. Ho consegnato il primo e sto lavorando al secondo. Quindi... tra qualche mese, occhio alle edicole!




Grazie per aver partecipato a questo appuntamento da Insaziabili Letture.


Grazie a voi e complimenti per il blog.



Biografia:
 

Esperienza di 25 anni nella traduzione tecnica e letteraria inglese/ italiano, simultanee e accompagnamenti. Adora lavorare sui romanzi, ma anche la traduzione tecnica può rivelarsi interessante per lui. Ha tradotto oltre 20 diversi autori dalla Fantascienza al Passion.







Bibliografia parziale:
Pericolose tentazioni di Lora Leigh
Magia d'amore di Mary Balogh
La strada del cuore di Stephanie Laurens
Il sapore dell'innocenza di Stephanie Laurens
Operazione amore di Lora Leigh
La bella ingannatrice di Connie Brockway
Dolcissima nemica di Mary Wine
Un amore troppo prezioso di Stephanie Laurens
Desiderio conosciuto di Lora Leigh
Il tocco del piacere di Mia Marlowe
Il prezzo della passione di Lora Leigh
La voce del desiderio di Stephanie Laurens
La figlia del nemico di Mary Wine
Un duca in fuga di Julie Anne Long
Il tocco della seduzione di Mia Marlowe
Imprevedibile di Stephanie Laurens
Inattese seduzioni di Elizabeth Hoyt
Come d'incanto di Elizabeth Hoyt
Intrepida di Stephanie Laurens
Intenzioni pericolose di Lora Leigh
Inafferrabile di Stephanie Laurens
Indomita di Stephanie Laurens
Segreti pericolosi di Lora Leigh
Cuore selvaggio di Elizabeth Hoyt
La sposa del diavolo di Stephanie Laurens
La furia dei Berserker di Fred Saberhagen
L’arca delle stelle di Robert Silverberg
Gli ostaggi dello Starlab di Frederik Pohl
La sfera spezzata di Roger MacBride Allen (con Giuseppe Lippi)
Gente delle stelle di Zanna Henderson
Kalifornia di Marc Laidlaw
I Berserker uccidono di Fred Saberhagen
Il leone non mangia la vera vergine di Jonathan Swift
Le ali nere del tempo di Fred Saberhagen
L’anello di Caronte di Roger MacBride Allen
La scatola della follia di Stephen R. Donaldson
L’ombra del futuro di Jack Williamson
Gli osservatori di Damon Knight
Berserker – La morte azzurra di Fred Saberhagen
Il trono dei Berserker di Fred Saberhagen
Le guerre dei Berserker di Fred Saberhagen
Il pianeta Berserker di Fred Saberahegn
Luce di stelle di Hal Clement
Berserker di Fred Saberhagen
Il libro del Popolo di Zenna Henderson
Festa in giardino di Katherine Mansfield
Fantasmi del dopo cena di Jerome K. Jerome
Di fronte all'ignoto di



1 commento:

  1. Lo confesso, Giuliano Acunzoli è il primo traduttore di cui ho imparato il nome. Per me è indissolubilmente legato alla Leigh (non una delle mie autrici preferite). Prima di Magia d'amore pensavo traducesse solo erotici. Che il suo linguaggio non fosse "colpa" sua, ma soprattutto della Leigh lo avevo sospettato.

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