Recensione: "SEGRETO DI FAMIGLIA" di Mikaela Bley.



Un debutto che ha lasciato tutti di ghiaccio
Un grande thriller


Genere: Thriller
Editore: Newton Compton Editore
Collana: narrativa n. 1152
Pagine:
 352
Prezzo: € 2.99 (ebook); € 12.00
Uscita:  3 marzo 2016







Sinossi:

È un freddo e piovoso venerdì di maggio quando la piccola Lycke, di soli otto anni, scompare improvvisamente nel centro di Stoccolma. La rete nazionale, la TV4, si lancia subito sulla notizia e manda sul campo un’inviata specializzata in cronaca nera: Ellen Tamm. Davanti alle prime indagini della polizia, i due genitori interrogati cominciano a darsi la colpa a vicenda. Il padre e la madre di Lycke sono separati ed è stata la nuova moglie del padre ad accompagnare Lycke all’ingresso dei campi di tennis, senza però scendere dalla macchina. Non si è così accorta che il centro fosse chiuso per ristrutturazione. La donna, madre a sua volta da poco, cerca di tutelare la propria serenità familiare, ma ci sono delle ombre nella sua testimonianza e i rapporti con il marito sembrano incrinarsi. Mentre la madre di Lycke non si dà pace e invoca un maggior aiuto delle forze dell’ordine, la tragedia incombe. Nel frattempo la reporter Ellen Tamm si impegna in una ricerca sempre più spasmodica, nonostante la corruzione della polizia, i sempre più strani comportamenti dei genitori di Lycke e le frecciate velenose dei colleghi. Ma ha deciso di fare di tutto per fronteggiare la situazione da vera professionista, perché questo caso le ricorda da vicino ciò che conosce troppo bene: segreti di famiglia, bugie, inganni che la obbligheranno a confrontarsi necessariamente con il suo doloroso passato, mentre le speranze di ritrovare la bambina scomparsa si assottigliano…








In un pomeriggio di maggio insolitamente freddo e piovoso anche per la nordica Stoccolma, la piccola Lycke scompare nel nulla presso il centro sportivo dove è stata lasciata dai genitori. A occuparsi di questa misteriosa sparizione è Ellen Tamm, giovane giornalista dell’emittente televisiva TV4. Ellen sta vivendo un momento lavorativo spinoso,infatti, oltre a sopportare la diffidenza dei colleghi più anziani ed esperti che tentano di frenarne la carriera, a capo della redazione viene messo Jimmy, l’uomo di cui è stata innamorata e da cui è stata mollata senza una spiegazione. Il nuovo capo, inoltre, chiedendole di occuparsi della piccola scomparsa rischia di riaprire alcune vecchie ferite risalenti all’infanzia della stessa. Naturalmente Ellen non si lascia scoraggiare, grazie ai suoi contatti con la polizia si fa in quattro per ricercare la bimba, spinta dal bisogno di mettere a tacere i sensi di colpa per la perdita della sorellina. 
Intanto, intorno alla piccola Lycke scopriamo ruotare un trio di donne che in alcuni capitoli narrano la loro versione dei fatti: la mamma Helena, la matrigna Chloé e la tata Mona. Apparentemente l’unica a soffrire per la perdita della piccola sembra essere solo la tata, la madre viene descritta come una donna anaffettiva che non ha ancora superato il divorzio dal marito e che riempie i vuoti della sua vita solo con il lavoro.

Lycke aveva perduto un dentino e in questi casi, secondo un’antica tradizione di famiglia, si poteva esprimere un desiderio. La bambina aveva chiesto di passare una giornata a Skansen insieme alla mamma. Helena ricordava di essersi stupita che Lycke non avesse chiesto una bicicletta o qualcosa di simile. La bambina però era stata irremovibile e così erano andate a Skansen, benché Helena in realtà non avesse tempo. L’ennesimo misero tentativo di essere una buona madre. Avevano passeggiato frettolosamente tra gli animali dello zoo. Helena doveva far vedere degli appartamenti nel pomeriggio e aveva un sacco di cose da preparare. Tutto a un tratto Lycke si era messa a strillare e a piangere, e non c’era stato modo di riuscire a calmarla. La gente aveva lanciato a Helena sguardi accusatori. 
Pessima madre. “Concentratevi sugli animali e smettetela di fissarci”, ricordava di aver pensato. Non sapevano niente della sua situazione. 



Chloé, da parte sua, vive la presenza della piccola Lycke come un intralcio alla propria famigliola felice: lei stessa, il marito Harald e il loro figlioletto nuovo di zecca. 
Quando le speranze di trovare la bambina viva crollano, sembra cedere anche Ellen ma non la sua determinazione a trovare il/la colpevole. Per non farci mancare niente, la giornalista si ritrova vittima di un misterioso stalker e di una ‘ricaduta’ con l’amore di sempre: il suo capo. 
Mi trovo un po’ in difficoltà a dare un giudizio a questo libro. Chi legge i thriller sa che ha a che fare con la morte e con crimini violenti, ma tutto questo male rivolto verso una bambina di soli otto anni mi è stato difficile da digerire. Durante tutta la lettura sono stata pervasa dalla tristezza e ho immaginato come doveva essere la vita della piccola Lycke, con il suo bisogno di amore sempre ignorato e inascoltato. 

Non era la prima volta che Mona lavorava per una famiglia con un divorzio alle spalle. I divorzi erano sempre carichi di un odio che Mona non riusciva a comprendere e di cui erano i figli a fare le spese. Per quanto ci rimuginasse, non riusciva proprio a capire come mai andasse sempre a finire così. 
Qui però la situazione andava ben oltre l’ordinario. Era molto più tragica. Non solo Lycke era una bambina speciale. Era anche così sola e fragile. 

La bambina, descritta come silenziosa e taciturna, prima usata come arma di ricatto durante il divorzio dei genitori con tanto di accuse di molestie, poi trattata alla stregua di pacco postale rimbalzato dalla mamma alla nuova famiglia del padre, ha come unico punto fermo della sua vita l’anziana tata. Il suo cielo non ha mai lasciato spazio a una speranza di sereno, la speranza le è stata strappata via. 

Ellen restò di stucco quando vide che il proverbio appeso sopra il divano era il suo preferito.
 «È così che la penso», disse indicando il ricamo. “Dopo la pioggia viene il sereno”. 
«Eh già». Mona emise un profondo sospiro. «In verità negli ultimi giorni avevo pensato di toglierlo».

Il romanzo è scritto bene, si legge senza difficoltà e descrive bene i meccanismi che legano le indagini poliziesche, i servizi televisivi che fanno dei protagonisti dei casi criminali quasi delle star, le fiaccolate di gente ipocrita che fino al giorno prima ha chiuso gli occhi davanti al silenzioso grido di aiuto della piccola vittima e adesso la santifica come martire. Verso la fine l’autrice sembra arrampicarsi sugli specchi inserendo vicende persecutorie nei confronti di Ellen che distraggono dalla suspense del caso e si arriva al finale un po’demotivati e spaesati. La soluzione del mistero non mi ha lasciata più di tanto stupita perché fin da quando appare in scena un certo personaggio, ho avuto il sentore che fosse il/la colpevole. 
Quindi non un libro indimenticabile ma neppure tutto da buttare. L’autrice, della quale questo è il primo romanzo, ha deciso di continuare la serie, sempre con protagonista la giovane giornalista ammaliata dai crimini violenti.










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