Genere: Gothic Romance/ Mistery
Pagine: 291
Prezzo cartaceo: 19,00
Prezzo ebook: 9,99
Prezzo ebook: 9,99
Uscita: Ottobre 2016
Venezia,
1741. Cordelia Sheffield è una spia inglese, bella, intelligente e letale.
Cassandra Giustinian invece è una nobile veneziana dalla grazia incantevole,
colpita da una misteriosa malattia. Nessuno sa che sono gemelle, che dividono
un'unica vita e l'amore per lo stesso uomo: lo splendido Cassian d'Armer, una
spia del Doge, tormentato da un passato di guerra e violenza. Quando gli
Inquisitori della Serenissima allungheranno le loro ombre sui segreti dei
Giustinian, Cassian rischierà ogni cosa per salvare dalla morte la donna che
ama. La lotta lo legherà fatalmente a tre uomini: un nobile francese fuggito
dalla Corte di Versailles, un pari di Spagna in esilio volontario e un giovane
abate, Giacomo Casanova, perfetto spadaccino e donnaiolo impenitente che li
guiderà attraverso le calli e i balli fastosi, nella frenesia del meraviglioso
carnevale veneziano. Agenti segreti e alchimisti, crudeli assassini coi volti
della Commedia dell'Arte convergono nella Serenissima e danno avvio a un
pericoloso gioco di spie, alla ricerca di un mistero sepolto sul fondo della laguna,
dove una fanciulla dorme in una bara di cristallo, custode di un segreto che
potrebbe far vacillare l'esistenza stessa della Repubblica di Venezia.
Qualche notizia in più...
Dopo
il successo del best seller Black Friars, la giovane scrittrice fantasy
Virginia De Winter torna negli scaffali delle librerie con La spia del mare.
L’autrice italiana che scrive con uno pseudonimo traccia un mondo intero fatto
di storia, tradizioni, credenze, usi e costumi e lo arricchisce con particolari
fino ad acquisire una fisionomia a tutto tondo. Le pennellate minuscole e
aggraziate della De Winter rendono la sua prosa barocca, elegante e forbita,
spesso descrittiva e ricca di metafore che si sposa benissimo con
l’ambientazione, condividendo quel sapore antico che permea la storia. La
storia fatta di intrighi, di veri momenti noir e venata dal fantasy ammalia il
lettore e lo coinvolge nella storia al punto che chiudere il libro e tornare
alla realtà risulta difficile e sgradevole come un risveglio improvviso. Il rapporto
tra i personaggi principali, improntato sull’originalità come il resto della
storia, è raccontato con cura dei dettagli e approfondimento psicologico. La
loro relazione è complessa, enigmatica e sfuggente e lascia con il fiato
sospeso dalla prima all’ultima pagina nel desiderio di comprenderne i segreti.
Attraverso gesti, sguardi, parole e brandelli di ricordi, i contorni di questa
relazione diventano mano a mano più chiari e definiti, mantenendo sempre
vivissima la curiosità del lettore. Non mancano spiriti, vampiri, duelli,
cavalieri mascherati, guerrieri, intrighi e congiure di palazzo perché La spia
del mare è soprattutto il racconto di un mondo parallelo.
La vita è un
sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?
Tranquille, non
siete finite in una puntata di Sottovoce, io non sono Marzullo (cioè, vi prego,
i miei capelli sono assolutamente più fantasticiH) e qui siamo sempre su
Insaziabili... È solo che stanotte ho fatto un sogno e, anche se non c’eravamo
io e Colin Farrel nudi (purtroppo!), è stato uno di quei sogni da cui non
vorresti svegliarti mai, uno di quelli che non ti abbandonano nemmeno nel
momento in cui apri gli occhi, ma che continui a portarti dentro per giorni.
Pensate che sia
pazza?
Le probabilità
sono altissime, ma trattatemi con il riguardo che si riserva ai pazzi e
assecondatemi.
Avete presente
Mary Poppins? Sì, quella con una voce da urlo, vestita malissimo e a cui
bastava schioccare le dita per rimettere in ordine la casa (quella stronza!).
E avete presente la scena in cui salta dentro a un quadro e si ritrova in un
altro luogo a dare la caccia a una volpe? Ecco, è quello che e successo a me
ieri sera: ho aperto un libro e ci sono finita dentro, a camminare tra le calle
di una Venezia incantata, plasmata dalla penna abile di Virginia de Winter. Il
mio sogno lucido, direbbe Tom Cruise in Vanilla Sky. Il mio sogno ad occhi
aperti senza bisogno di mojito, dico io.
Il sogno che
Virginia ha saputo farmi vivere catapultandomi tra le pagine del suo nuovo
romanzo, “La spia del mare”.
Se conosceste
Virginia, sapreste che a questo punto chiuderebbe tutto e si farebbe quel
mojito, se conosceste me, invece, sapreste che sto facendo fatica a cercare le
parole per parlarvi di un libro che ancora sento scorrere sotto la pelle, ma
che in realtà non può essere raccontato né spiegato.
Se avessi tempo,
cosa che non ho, altrimenti lo venderei e diventerei ricca come Christian Grey,
potrei stare qui, pagine e pagine, a parlarvi di quanto, sin dalle prime righe,
vi sembrerà di trovarvi davvero per le strade e nei palazzi di una Venezia
settecentesca così vera e così reale nelle sue descrizioni da sembrare una
cartolina, ma così unica e così speciale da poter essere solo la riproduzione
fantastica di un mondo nuovo e mai esistito.
Se fossi una
signora, cosa che non sono (e infatti mi chiamano Loredana Bertè), vi avviserei
che si tratta di un romanzo complesso nella sua bellezza, uno di quelli che
leggi tutto d’un fiato, ma di cui non puoi perderti nemmeno un particolare
senza correre il rischio di smarriti tra i giardini curati di un labirinto ben
costruito.
Vi direi, se non
mi fosse salito l’andare a comandare, cosa che ho sempre avuto (almeno a
sentire i miei) e non dovessi correre col trattore in tangenziale, che si
tratta di una storia di doppi e contraddizioni, amore e guerra, passeggiate in
pieno giorno e duelli a notte fonda. Una di quelle storie in cui c’è tutto e il
contrario di tutto, intrecciati in un telaio dalla seta più pregiata, fatta di
luci e oscurità, scienza e magia, leggende e storia, bugie e verità nascoste
per anni.
Vi farei notare,
se la gentilezza abitasse da queste parti, cosa impossibile perché altrimenti
non ci sarebbe spazio per i miei vestiti, che lo stile dell’autrice è così
impeccabile da risultare, ad alcuni, pur nella sua grande scorrevolezza,
aulico, barocco e difficile, ma che è, invece, per molti, l’occasione perfetta
per sentir risuonare nella testa un italiano ormai quasi dimenticato. Quella
vecchia ninnananna che nessuno canta più, ma che tutti vorremmo, e dovremmo,
ricordare per sempre.
Se non dovessi
precipitarmi da Luis Vuitton perché il mio cane piange per avere un papillon e
fidanzarsi con un rapper tatuato, cosa che non farò perché va bene tutto, ma il
papillon a una femmina: giammai!, vi intratterrei ore e ore con la descrizione
della bellezza di Cordelia e del suo coraggio, della sua freddezza e delle sue
fragilità e della lotta interiore che la affligge, divisa com’è tra quello che
è e quello che appare, tra quello che vuole e che invece deve fare. Vi direi di
quanto sia un’eroina diversa da quella che vi aspettate, così atipica per un
romanzo storico, ma così straordinaria che non potrete fare altro che amarla.
E, a questo punto, vi parlerei di Cassian e di quanto è figo, di quanto sarete
rapite da lui e dai suoi occhi, di quanto vi farete coinvolgere dalla sua forza
e dalle sue debolezze, di quanto vi affascineranno la sua determinazione e la
sua sofferenza, e poi vi urlerei di tenere giù le mani se non volete che vi
rincorra e vi costringa a sentire un CD del Volo a ripetizione.
Aggiungerei, se
assomigliassi alla ragazza magica di cui canta il Jova, cosa a cui non
assomiglio perché al volo non prendo nemmeno i pop-corn che mi lancia mio
fratello, figuriamoci il mondo, che Cordelia e Cassian sono solo due dei tanti
protagonisti e comprimari per cui perderete la testa, e che incontrerete in
questa passeggiata in gondola in Laguna. Grazie al talento proprio di questa
autrice nel creare universi completi, ricchi non solo di paesaggi, ma di
persone, vi ritroverete a contatto con figure così abilmente tratteggiate da
perdere il loro statuto di personaggi e trasformarsi in amici dai quali non
potrete più staccarvi.
Fratellanza,
cameratismo, battute e risate a cui vorrete assolutamente prendere parte.
Se Virginia de
Winter non fosse amica mia, affermerei che “La spia del mare” è un viaggio, un
viaggio che potrete fare solo leggendo, ma che, per questo, vi porterà in posti
meravigliosi in cui sarà possibile tornare tutte le volte che vorrete; se non
fosse amica mia, vi suggerirei che ne vale la pena e che non potete perdere
questo traghetto per Venezia; se non fosse amica mia, ed io non fossi quella
che sono, vi confesserei che questo è e resterà per sempre uno dei libri del
mio cuore.
Ma Virginia è mia
amica, e allora facciamo finta che il mio sia stato solo un sogno, che io sia pazza
e abbia voluto intrattenervi col racconto di un’allucinazione, così nessuno
potrà dire che le mie erano solo parole dettate dall’affetto. Se però foste un
po’ pazze pure voi, se pure voi avete desiderato inseguire il Bianconiglio nel
Paese delle Meraviglie almeno una volta nella vita, allora correte in libreria.
Non ve ne pentirete!
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