Recensione: "TARTARUGHE ALL'INFINITO" di John Green





Genere: New Adult
Editore: Rizzoli
Pagine: 350
Prezzo: € 17,00
Uscita: 11 Ottobre 2017












Tutto inizia con un miliardario in fuga, e la promessa di una ricompensa. Tartarughe all'infinito parla di amicizie capaci di vincere il passare del tempo, dell’intimità di una riunione inaspettata, delle fan fiction su Star Wars e di strani rettili che si chiamano tuatara. Ma al suo cuore c’è Aza Holmes, una ragazza di 16 anni sballottata dalle onde della sua vita quotidiana, prigioniera nella spirale – ogni giorno più stretta – dei suoi stessi pensieri.





«Okay, allora c’è questo scienziato che tiene una conferenza sulla storia della Terra davanti a un pubblico enorme […] così lui fa tutta questa esposizione, e poi alla fine chiede se ci sono domande. Una vecchia in fondo alla platea alza la mano e dice “Tutto chiarissimo signor Scienziato, ma la verità è che la Terra è un piano appoggiato sulla schiena di una tartaruga gigante”. Lo scienziato decide di divertirsi un po’ con la donna e ribatte: “Be’, se è così su cosa è appoggiata la tartaruga?”. E la donna risponde: «Sul guscio di un’altra tartaruga gigante». Lo scienziato adesso è seccato e dice: “Be’, e quella tartaruga su cosa è appoggiata?”. E la vecchia dice: “Signore, lei non capisce. Sono tartarughe all’infinito”.»

Leggere un libro di John Green rappresenta un rischio vero e proprio per chiunque abbia anche solo un pizzico di empatia. Non vi nascondo che è uno dei miei autori preferiti proprio per questo: quando inizi a leggere una sua opera, non sai mai cosa aspettarti, l’unica certezza è che soffrirai, ti struggerai perdendoti tra le sue semplici parole fatte di metafore complesse e profonde. Con questo romanzo John Green è riuscito nuovamente a entrarmi nello stomaco giungendo fino al cuore.
Fin dal primo capitolo ho avuto i brividi immergendomi nelle profondità del personaggio di Aza, una ragazza che soffre di seri problemi psichici di cui ha sofferto anche l’autore in prima persona, di conseguenza lascio immaginare a voi l’intensità delle descrizioni dei pensieri e delle sensazioni della protagonista. Per tutto il romanzo è lei a parlare, o meglio, i suoi pensieri. Aza è racchiusa in un guscio che viene descritto come una spirale che si chiude su se stessa imprigionando il suo ‘io’. Le vicende narrate fanno da sfondo a questo personaggio che, in un modo o nell’altro, emerge talmente tanto che ci si dimentica del resto. È lei la tela, il resto è solo cornice.
Davis è colui che riesce a farsi spazio nel suo cuore, nonostante sia una missione ardua, nonostante lui stesso stia affrontando una situazione problematica con il padre. Ma Aza non è realmente pronta per entrare in contatto con un altro essere umano, il panico prende il sopravvento, è un legame mentale quello che li unisce, incredibilmente riescono a capirsi perché «chiunque può guardarti. È raro trovare qualcuno che vede lo stesso mondo che vedi tu.».
Tartarughe all’infinito è un libro da divorare in una notte, un libro che vi toglierà il respiro e vi costringerà a fermarvi per prendere fiato, per pensare che voi non siete Aza, anche se in realtà esiste una piccola parte di lei in ognuno di noi. È un romanzo diretto agli adolescenti, ma universale, perché i sentimenti lo sono, così come i problemi e la vita stessa. Senza scendere troppo nei meandri della trama, spero di avervi incuriositi almeno un po’, e allo stesso tempo preparati per le emozioni che scaturiscono attraverso delle semplici parole, quelle di John Green… quelle di Aza.
Concludo con una delle citazioni che mi hanno colpita maggiormente, e vi auguro una buona lettura!


«È che non mi piace dover vivere dentro un corpo. Se ha un senso. E penso che magari nel profondo sono solo uno strumento che esiste per trasformare l'ossigeno in diossido di carbonio, un mero organismo in questa...vastità. E mi fa tantissima paura l'idea che quello a cui penso come, tipo, al mio aperte virgolette io chiuse virgolette non sia sotto il mio controllo. Tipo sono sicura che ti sei accorto che in questo momento ho la mano sudata anche se fa troppo freddo per sudare, e odio questa cosa che quando comincio a sudare non riesco a smettere, e poi non riesco a pensare a nient'altro se non che sto sudando. E se non puoi scegliere quello che fai o quello che pensi, allora non sei veramente vero, capito? Forse sono solo una bugia che sto sussurrando a me stessa.»




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