Recensione: "IL RITORNO DI UN COWBOY" di Z.A. Maxfield





Genere: M/M
Editore: Triskell Edizioni
Pagine: 332
Prezzo: € 5,99
Uscita:  30 Novembre 2016










Sinossi:

Il dovere riporta un soldato a casa... ma sarà un cowboy appassionato a farlo restare. Dopo la tragica morte del fratello, Tripp è costretto a lasciare l'esercito per tornare in New Mexico per occuparsi di sua madre mentre il padre è in prigione per incendio doloso. Cercando lavoro al J-Bar Ranch, Tripp è subito attratto da Lucho Reyes, un cowboy in convalescenza dopo che un cavallo gli ha schiacciato un piede. Ma i peccati del padre interferiranno coi desideri del figlio? L’uomo potrebbe essere responsabile della morte del nonno di Lucho. Ora Tripp deve destreggiarsi tra il prendersi cura di sua madre, riparare ai danni del padre e provare a conquistare il cuore di un uomo che ha tutte le ragioni di odiare lui e la sua famiglia...



La serie "Cowboy" è così composta:
1. Il cuore di un cowboy
2. Il dolore di un cowboy
3. IL RITORNO DI UN COWBOY






Esiste l'amore a prima vista? Sinceramente non lo so, ma l'attrazione sì, senza ombra di dubbio, l'ho sperimentata anche io nella mia vita.
Potrebbe questa attrazione trasformarsi in un amore con la A maiuscola? A volte capita, ma ci vuole una gran botta di fortuna e trovarsi al posto giusto nel momento giusto.
E' questo il caso di Tripp e Lucho, i protagonisti di questo terzo libro della serie Cowboys.
Tripp si è appena congedato dall'esercito ed è arrivato a “casa” su un autobus puzzolente, mentre Lucho è stato calpestato da un cavallo!
Tripp è tornato per occuparsi della madre che, con il marito in carcere e la morte fratello di Tripp causato da un incidente stradale, non se la sta passando bene.
E’ un bravissimo ragazzo, responsabile, rispettoso della legge, che sembra essersi buttato alle spalle il passato, composto da un padre violento, un fratellino diventato un mezzo delinquente e una madre dolce ma uscita dagli stereotipi degli anni '50. Si era arruolato per fuggire dalla famiglia disfunzionale, sopratutto dal padre violento e razzista, e per nascondergli il suo più pericoloso segreto: l'essere attratto dal suo stesso sesso.
Pur avendo passato gli ultimi anni sempre in pericolo, non è pronto ai pericoli che il suo cuore dovrà affrontare dopo il suo incontro/scontro con il cowboy Lucho, che sembra odiare nel profondo la sua famiglia:

Aveva i capelli neri, la pelle abbronzata. Occhi color Coca Cola che seguivano ogni mia mossa da sotto le ciglia folte come quelle di una bambola...Era così bello. Profumava di salvia e cavalli e della puzza malsana del dolore, ma i suoi muscoli erano solidi e il corpo asciutto e potente. Era il primo uomo che stringevo tra le braccia da tanto tempo...Il mio piano? Rimasi a guardare mentre Pio scalpitava in ampie falcate da una parte all’altra del recinto. Lavorare sodo e prendermi cura di mia madre. Avere un cane tutto mio e stare il più lontano possibile dal resto del mondo. Vivere una vita tranquilla, e morire da vecchio. Quello che non avevo previsto era incontrare l’unico essere umano capace d’infilarmisi sotto pelle come una dannata zecca.”

Lucho ha i suoi motivi per odiare così nel profondo il padre di Tripp e il fratello, non mi sento di biasimarlo visto i personaggi, ma dovrebbe anche capire che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli. E’ orgoglioso delle sue origini, tanto odiate dal padre di Tripp, ed è adorabile quando inserisce parole in spagnolo nei suoi sproloqui con Tripp.
Non riuscirà a resistere al fascino e alla dolcezza di Tripp, specialmente dopo averlo visto lavorare con il suo cavallo e interagire con gli altri animali del ranch.
Chi saprebbe resistere ad un uomo capace di affascinare cani, cavalli e sussurrare alle mucche?!
Il libro è molto intenso, la trama è veramente ricca e ci sono tanti i personaggi che ruotano intorno alla nuova coppia. Ritroviamo Crispin e Malloy che si scambiano effusioni in cucina; Jimmy ed Eddy che amoreggiano discreti; i lavoratori stagionali etero che sfottono tutti i nostri beniamini; la famiglia di Lucho che osteggia la relazione tra i due uomini e la famiglia di Tripp.
E' logico che il padre di Tripp non abbia la mia simpatia, ma il personaggio che più mi ha fatto infuriare è stata la madre di Tripp: Dio l'avrei strozzata con il suo filo di perle! L'avrei annegata nelle sue colazioni da campioni! Non è cattiva, la definizione che userei per descriverla è quella di essere “inconsistente”: non sa di niente! Capace solo di cucinare, badare alle apparenze e farsi soggiogare dal marito prima, dal figlio minore poi. E’ semplicemente una donna nata nell'epoca sbagliata. Non è in grado di badare a nessuno, nemmeno a se stessa. Non riesco a farmi piacere questo tipo di donna: è più forte di me!
Tripp, oltre che cercare di dimostrare di non essere come tutti i maschi della sua famiglia, far fronte ai debiti contratti dalla madre e mantenere il lavoro che ha sempre sognato di fare, deve anche combattere ciò che gli hanno lasciato in eredità otto anni sotto le armi: una leggera sindrome da stress post traumatico, anche se lui dice di non averla. E' difficile tornare ad essere un civile e si sente veramente perso, non si riconosce più.

Nell’esercito, con degli uomini sotto il mio comando, avevo fatto di tutto per convincerli ad affidarsi a me. Una volta congedato mi ero sentito perso e insicuro, come se l’uomo che avevo così disperatamente cercato di essere se ne fosse andato con l’uniforme. Era rassicurante pensare che forse ero ancora io. Che forse ero ancora qualcuno in cui credere.”

In Tripp è ancora presente l'eco di quel bambino spaventato, che appena diventato maggiorenne è scappato arruolandosi nell'esercito. Anche se si sobbarca tutte le pene della madre e della famiglia, non è mai riuscito a chiudere con il passato perché non ha mai trovato qualcuno a cui chiedere consiglio e affidarsi per pura e semplice paura.
Il suo Lucho, il suo Luis – molto divertente il percorso che porta a questo nomignolo, che serve anche a smorzare l'atmosfera nelle parti più cupe della storia – lo salverà dalle sue paure e lo farà crescere.

Non era normale. Io non mi sentivo normale. Quando e se fossi rinsavito, solo allora mi sarei fermato. «Ti aspetto più avanti. Stai attento.» Lucho mi superò. Il mio cuore si disintegrò in mille pezzi quando mi resi conto di cosa mi stava offrendo: amore, ecco cosa. Ecco cos’è l’amore. Amore e accettazione. Comprensione. Gentilezza. Lucho non elargiva lo stupido ideale romantico dell’amore, ma quel genere d’amore che avevo desiderato tutta la vita. Un amore che dà senza chiedere nulla in cambio. Avrei voluto dare a Lucho tutto me stesso, tutto ciò che avevo e avrei mai avuto, ma c’era troppo da fare dinnanzi a me: guarire, crescere, cercare il perdono per quanto possibile. A quanto pare, Lucho era disposto a restare al mio fianco, o ad aspettare lungo la strada che lo raggiungessi. Cristo. Cosa avevo fatto per meritarmi uno come lui?”
Un libro davvero bello che ho preferito decisamente al secondo e che sinceramente rivaleggia con il primo della serie che era quello che mi era piaciuto di più, fino ad ora.







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